UN AUDACE A BilBolBul 2012 - parte 1


La città di Bologna nei primi giorni di marzo è stata impegnata a rendere omaggio al grande Lucio Dalla. 
Quasi in contrasto, a pochi passi dall'enorme folla giunta a rendere tributo alla salma del cantautore, la Biblioteca Salaborsa era il centro nevralgico della VI edizione del Festival fumettistico “BilBolBul”, evento per nulla intaccato dal lutto cittadino (Giustamente? O no? Parliamone). In ogni caso, il sottoscritto ha avuto l’audace occasione e fortuna di partecipare a questo festival internazionale unico nel suo genere (almeno in Italia), caratterizzato da iniziative che si svolgono dall’inizio di febbraio a fine marzo e che hanno un culmine nei giorni compresi tra l'1 e il 4 marzo scorsi.

La Biblioteca Salaborse, cuore della manifestazione
La borsa e la spilla
BilBolBul si sviluppa intorno all'idea di dare un tono artistico e letterario al fumetto, soprattutto quello delle graphic novel, cercando di elevarlo allo status di arte. Si organizzano incontri con gli autori per discutere dei temi dei fumetti, mostre di tavole originali e ovviamente i momenti (meno pieni di cultura ma) più attesi da tanti: le dediche dei fumettisti. Inoltre ci sono appuntamenti in collaborazione con le università ma anche momenti dedicati ai bambini.
Questo è stato l'anno dedicato alle contaminazioni e alle matite femminili, ma sono stati presentati anche autori internazionali (molti francesi) importanti, alcuni artisti emergenti e autori italiani alternativi e non; per fare qualche nome, tra gli autori più rappresentativi di questa edizione c’erano Atak, Francesca Ghermandi, David B., Blutch, Adriano Carnevali, Fabio Sera, Isabel Kreitz, ma anche tantissimi altri che sarebbe enciclopedico citare. Non tutti nomi conosciutissimi al grande pubblico, né tutti rappresentanti del medesimo territorio fumettistico, ma sicuramente artisti variegati e capaci di dar vita a: mostre che erano in tutto e per tutto delle mostre d'arte; dibattiti spesso culturalmente rilevanti e pieni di spunti; nuovi fumetti usciti apposta per il festival, anche qui soprattutto graphic novel, alcune veramente interessanti e da consigliare, ma di questo parleremo meglio in futuro; intanto, vi narro qualcosa sulle mostre. 
Tra le più interessanti in cui il sottoscritto s’è imbattuto c’è quella di Blexbolex, autore franco-belga che racconta con delle serigrafie colorate e legate tra loro, in uno stile molto “artistico”, una sorta di fine del mondo anticipata.

dalla mostra di Blexbolex
 Un’altra mostra rilevante è stata quella dedicata alle tavole di Marino Neri, tratte dalla sua graphic novel “La coda del lupo”, pubblicato da Canicola. Qui tutt'altro che colore: le tavole dell’autore emiliano mostrano netti contrasti tra bianco e nero, riuscendo ad essere evocative nella ricostruzione di un mondo infantile eppure (apparentemente?) tenebroso. 

mostra di Marino Neri per 'La coda del lupo'
 Per caso, poi, passeggiando per Bologna, può capitare anche di imbattersi in una certa libreria delle Moline, dove si vede esposta la locandina della mostra di tal Michele Penco
Siffatta mostra, già resa interessante dall’acquerellato disegno sulla locandina e dalla evidente genuinità dell’artista trentenne (di cui ancora conoscevo ben poco), vengo a sapere che era stata presentata il giorno prima in un incontro cui ha partecipato niente di meno che l’insuperabile Gipi (per quei 2-3 che non lo conoscessero, trattasi di fior di fumettista italiano, autore di suggestive graphic novel dal successo planetario di pubblico e critica, come “Appunti per una storia di guerra” o “La Mia Vita Disegnata Male”; di recente lo stesso G. Pacinotti è stato anche regista del lungometraggio “L’ultimo terreste”). Insomma, il classico incontro a cui non puoi mancare, avvenuto però…il giorno prima! Per rifarsi, l’unica era sostare nei pressi della libreria ed immergersi nelle tavole dell’artista “consigliato” da Gipi. 
Come quest’ultimo, Penco è un fumettista pisano, e ad una prima occhiata le sue tavole paiono graficamente molto accattivanti, ben disegnate, alcune superbamente acquerellate. A livello tematico, si riesce ad intuire un misto di demonologia e di esistenzialismo, una fusione di paesaggi bellissimi e protagonisti scolpiti nelle pagine. Insomma, la mostra era un misto di quelle sensazioni che raramente ti capita di riscontrare in un artista “emergente”, e per il quale ti senti spinto a ricercare ulteriori informazioni. Così, “Racconti Azzurri”, la seconda opera di Michele Penco, dopo pochi minuti era magicamente in mio possesso. 

mostra di Michele Penco, sketch per 'Racconti Azzurri'

mostra di Michele Penco, tavola da 'Incubi'
Così come prima o poi ci sarà da approfondire anche “Incubi”, albo realizzato basandosi sulle storie di H.P. Lovecraft (2 racconti pieni di mistero proprio ispirati ad altrettanti racconti dello scrittore di Providence e altri 2 semplicemente permeati da simili atmosfere) ed impreziosito dall’introduzione del già citato Gipi. “Racconti Azzurri” però mostrava delle potenzialità, sia per quello stile, sia per la questione dei racconti brevi ed esistenziali, da cui era difficile fuggire. Il destino ha voluto che il medesimo giorno il sottoscritto si imbattesse, nell’ “angolo dediche”, nello stesso Penco, il quale tra uno schizzo e un Lovecraft prometteva di sottoporsi ad una futura intervista audace (!) raccontando intanto dei suoi dipinti immersi nella natura, dell’influenza di Gipi e del legame con la città di Pisa, delle esigenze che lo hanno portato a sperimentare nuovi modi di esprimersi e di far “parlare” i suoi personaggi. Per farla breve, un nuovo autore da tenere d’occhio (senza questo, partecipare a un festival del genere sarebbe mero celebrazionismo). 

mostra di Michele Penco, tavola da 'Racconti Azzurri'

 Una delle soddisfazioni più grandi per me durante il festival è arrivata però nel momento in cui ho realizzato di aver fatto appassionare al fumetto un’amica che non solo è riuscita a sopravvivere ai vari sproloqui del sottoscritto riguardo il fumetto, ma ha anche voluto seguire un paio di incontri di presentazione di libri a fumetti, arrivando addirittura a scrivere un reportage di uno di questi per il blog ufficiale di BilBolBul (blog a cui vi rimandiamo per un reportage di quasi tutte le iniziative del festival).
i relatori dell'incontro su Adriano Olivetti
L’incontro in questione era l’interessantissimo “Ricordando Adriano Olivetti”, in cui hanno tenuto banco lo scrittore del fumetto Adriano Olivetti, un secolo troppo presto (Marco Peroni) e il regista del film-documentario In me non c’è che futuro (Michele Fasano). Entrambe le opere si concentrano sulla figura di Adriano Olivetti, industriale dalle idee rivoluzionarie e d’avanguardia che pare aver qualcosa da dire anche nei tempi d’oggi (l’articolo è qui).
(Credete che sia finita qui? No, ne saprete di più nella prossima e poco avvincente puntata!)
Giuseppe "Giuppo" Lamola

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