DYLAN DOG #69: Il fumetto ai tempi della censura

La riedizione della BAO di un classico dylaniato

«La fantasia umana è immensamente più povera della realtà», ha lasciato scritto Cesare Pavese. Siamo d’accordo. Facciamo un esperimento, vi va? Quanti omicidi sono stati commessi tra le pagine della letteratura mondiale o su quelle dei fumetti? Tanti, no? Potenzialmente infiniti, giusto? Eppure è un dato incontrovertibile che quelli messi in atto nel mondo reale – scegliete voi, a piacere, un limitato periodo storico – siano infinitamente superiori in numero e in efferatezza. Nonostante ciò, alcuni “benpensanti” ritengono che l’orrore, di ogni tipo (dai film alla letteratura, dai fumetti alla pittura), sia «istigazione a delinquere», tanto per citare le parole di Silvia Costa, promotrice della tristemente famosa interrogazione parlamentare del 1990 contro i fumetti splatter in generale e contro la rivista Splatter in particolare.
Questa signora – il curriculm vitae è importante, a quanti di voi lo chiedono quotidianamente?! – ha ricoperto le seguenti cariche:
prima consigliere comunale a Roma, poi deputata per la Democrazia Cristiana, poi assessore regionale all’Istruzione, Diritto allo Studio e Formazione del Lazio con Marrazzo. Dal 2009 è al Parlamento Europeo con il PD. Nel frattempo è stata Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma e Commissione cultura e istruzione.
Insomma, un politico di peso.
Oltre a tutto ciò, è stata anche una straordinaria autrice di soggetti: peccato che il suo talento sia rimasto inespresso e si sia fermato a un unico, ma riuscitissimo, parto artistico.
Parliamo, ovviamente, dell’inconsapevole spunto fornito a Tiziano Sclavi – un autore notoriamente a corto di idee e sempre bisognoso di stimoli esterni! – per la stesura di un albo contro la censura sui fumetti, appunto.
Si tratta del monumentale Caccia alle streghe, albo che vide la luce nel giugno 1992 a pochi mesi dall’iniziativa politica citata poco sopra. Ecco come veniva presentato dalla Sergio Bonelli Editore, casa editrice nota per la sua attività corruttrice e sovversiva:
«Tempi duri per i fumetti, caro Dylan! Corruttori dell’infanzia, maligni seduttori dell’innocenza, causa di ogni decadenza morale. Bisogna farli sparire!”, urlano i benpensanti,  nuovi inquisitori del Ventesimo secolo. E per Justin Moss, innocuo disegnatore, le cose si mettono male. Quale partita di potere si gioca dietro le quinte di questa commedia? Quali antichi mostri vogliono tornare dai secoli bui per impadronirsi del presente e del futuro?»

In questa storia, che rappresenta un vero e proprio spartiacque epocale (è l’ultima delle storie del periodo d’oro che non potete richiedere come arretrato direttamente all’editore, e qualche cosa starà pure a significare), nulla è lasciato al caso. La struttura – complessa per intreccio, sovrapposizione di realtà e finzione, riproposizione di tavole e dialoghi speculari tra fumetto e vita vissuta – incarna (o sarebbe meglio scrivere “incarta”, scusate il piccolo Groucho che è in noi! n.d.a.) alla perfezione l’idea stessa del metafumetto (quello che piace al vostro Rolando).
Qui, oltre a usare il medium fumetto per parlare di fumetti, si fa critica sociale: c’è impegno civile, libertà intellettuale, denuncia politica! Altro che giornalini e giornaletti! Scalvi si fa (in realtà lo è sempre) portatore di istanze di primaria importanza per ogni consorzio umano: e cioè libertà di espressione, di stampa, di pensiero, di opinione! Tutte le macchinazioni politiche di William Cherill (squallido lord inglese che troviamo anche in Ti ho visto morire, DYD n. 27) fatte in difesa dell’ordine, della stabilità, dei valori tradizionali servono, invece, a mantenere lo status quo, a far sì che le cose restino come fa comodo a chi ci governa e a chi non ha nessun interesse che cambino. Il magistrato, per una volta coraggioso, libero e indipendente, che si oppone a tutto questo con un’iniziale sentenza a favore del povero Justin e del suo editore (finiti entrambi sul banco degli imputati) viene trasferito lontano, in modo da poter essere sostituito da un altro affiliato al partito di Cherill. Che tristezza! Quanta triste realtà in queste pagine che trasudano rabbia e impotenza.

"L'urlo" di Edvard Munch ripreso da Piero Dall'Agnol

 
Pagine realizzate da uno dei talenti più riconoscibili della scuderia dylaniata: Pietro Dall’Agnol. Ancora lontano dalla vetta del recentissimo passato (si veda Il cuore degli uomini, n. 342), il disegnatore veneto aveva già legato la sua fortuna alle storie scritte per lui dal grandissimo Claudio Chiaverotti (uno dei pochissimi autori che, oltre ad aver avuto sempre  qualcosa da dire, ha anche saputo come fare a dirla in modo impeccabile). Dopo capolavori assoluti come  Il buio (n. 34), Goblin (n. 45) e La mummia (n. 55) ecco quest'altro gioiello, Caccia alle streghe, uno dei più riusciti esempi di metafumetto di sempre!

Sclavi si congedava dai lettori lasciando Dylan in balìa di mostri che lo stavano divorando, scolpendo queste parole:
 
«Riuscirà Dylan a salvarsi dagli inquisitori? È quello che saprete nella prossima puntata!... se mai uscirà!»
 
C’è da dire che Dylan si è salvato, eccome! Nel giro di un anno e mezzo sono uscite alcune delle storie più amate dal pubblico e più riuscite di sempre (Il lungo addio, Johnny Freak, Oltre la morte…). Dall’altro lato bisogna ammettere che con il diradarsi dell’attività di Sclavi, e il seguente ingresso in squadra di nuovi autori, i testi hanno iniziato a perdere in qualità. Tutto sommato però, il buon Tiziano, mettendosi da parte, ha dato una lezione di stile a tutti: quando le idee vengono meno è bene uscire di scena e fare questo fa anche parte dell’arte. Burt BacharachHal David hanno scritto un pezzo meraviglioso, Knowing when to leave, che alterna momenti riflessivi ad altri più dinamici: ecco, Sclavi ha fatto lo stesso; ha saputo lasciare con lo stile che l’ha sempre contraddistinto, sottovoce, mentre tanti mediocri autori ancora infestano il panorama del fumetto e continuano a inquinare il mondo con le loro mediocri produzioni ad alto impatto ambientale (poveri alberi!) e proprio non vogliono saperne di andare in pensione.
 
Se Bao Publishing continua a ristampare storie di un certo tipo vuol dire che queste ultime avevano e hanno ancora un qualcosa in più da dire. Infatti, come ogni ristampa di pregio degna di questo nome (e di questo prezzo!), ad accompagnare la storia classica troverete una spigolosissima copertina inedita disegnata dallo stesso Dall’Agnol e dipinta da quell’altro mostro di bravura che è Gigi Cavenago (quest’ultimo è anche l’autore della splendida copertina dell’edizione variant) e tanti disegni extra e inediti, oltre alla sceneggiatura completa della storia.
Bene, perché scriviamo tutto ciò?! Solo per fare pubblicità alla Bao che ripubblica la storia in questione, o alla Bonelli che l’ha pubblicata a suo tempo? No! Tutto questo solo per dimostrare, una volta di più, che il fumetto – quando è fatto come il diavolo comanda – riesce davvero a smuovere le coscienze e a svegliarle dal torpore del bigottismo.
Onore a Sclavi, sempre!

RolandoVeloci


Copertina regular disegnata da Piero Dall’Agnol e colorata da Gigi Cavenago


Copertina variant di Gigi Cavenago
 

 
 
“Caccia alle streghe” 
BAO Publishing

COPERTINA: Pietro Dall’Agnol
COLORAZIONE COPERTINA: Gigi Cavenago
COPERTINA VARIANT: Gigi Cavenago
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Tiziano Sclavi
DISEGNI E CHINE: Pietro Dall’Agnol

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